La storia

Tra l’estate del 1914 e l’inverno del 1918 si consumò l’immane tragedia della “prima guerra mondiale” a cui L’Italia partecipò iniziando le operazioni belliche sul fronte interno il 24 maggio 1915. Il conflitto, per le sue caratteristiche di guerra totale assunse il nome di “Grande Guerra” e fu combattuto su più fronti; in tutto il mondo furono mobilitati circa 66 milioni di uomini dei quali 5.615.000 italiani. [1]
Alla fine della guerra il conteggio delle vittime fu impressionante e, se pure non determinabile con certezza, le stime più accreditate riportano un numero totale di circa 16 milioni di morti, tra militari e civili, deceduti non solo a seguito delle operazioni di guerra, ma anche per condizioni di vita precarie e malattia.
L’Italia registrò oltre 750.000 perdite, tra soldati caduti in battaglia o deceduti a seguito delle ferite riportate in combattimento, morti per malattia e dispersi.

Negli ultimi anni di guerra e nell’immediato dopoguerra, in tutt’Italia, nei luoghi pubblici dei centri abitati, vennero eretti monumenti, lapidi e cippi dedicati alla memoria dei caduti, realizzati, nella maggior parte dei casi, per iniziativa degli stessi famigliari e amici, e a volte da reduci o comitati cittadini spontanei, accomunati dal desiderio di preservare il ricordo dei propri congiunti e conoscenti e, nello stesso tempo, dal bisogno di elaborare il lutto cercando una motivazione plausibile alla “inutile strage” [2] perpetrata.
Un'insolita iniziativa pubblica rivolta a commemorare i caduti della Grande guerra e promossa su scala nazionale da un esponente del Governo, è rappresentata dall’istituzione, nel 1922, su proposta dell’on. Dario Lupi, dei Parchi e Viali della Rimembranza.



[1] Pubblicazione Nazionale sotto l’Augusto Patronato di S.M. il RE con l’alto assenso di S.E. il Capo del Governo, Vallecchi Editore, Firenze, 1929.

[2] Lettera del Santo Padre Benedetto XV ai Capi dei popoli belligeranti, Vaticano, 1 Agosto 1917, AAS IX (1917) p.421-423