Avigliano

Il comune di Avigliano ebbe un enorme numero di vittime durante la Prima Guerra mondiale, ben 342, e ci sono numerosi testi che testimoniano la realizzazione del Parco della Rimembranza in loro onore.
La zona scelta per la piantagione degli alberi votivi fu quella del pendio della collina del Calvario a nord della chiesa e convento dei Frati riformati, in quanto, come sottolineato dal comitato pro-Parco in occasione dell’appello ai cittadini, quel luogo era adatto ad indicare “il tormento silenzioso e tenace, le dolorose stazioni per cui noi passammo prima di giungere alla gloria della risurrezione trionfale di Vittorio Veneto.” [1]
Dato il notevole numero di alberi da piantare, ci vollero alcuni anni per il completamento del Parco. Secondo la deputazione provinciale di Potenza n. 185 del 9 febbraio 1924, infatti, l’allora Sindaco di Avigliano Antonio Labella, ottenne la donazione al comitato per il Parco della Rimembranza di 100 piantine di olmo da prelevarsi dalla scarpata del Manicomio Provinciale. Successivamente ci fu l’aiuto economico dei cittadini residenti a New York, i quali costituirono nel 1924 un comitato (il cui presidente era Giuseppe Gianturco) per raccogliere i fondi necessari al completamento del Parco della Rimembranza e “donare un monumento ai nostri morti, che dettero la loro giovine esistenza nell’ultima grande guerra a pro della Patria.” [2] “Gli alberi furono piantati dagli alunni delle scuole elementari  tra il 1925 e il 1926” [3], anno in cui fu finalmente completato e inaugurato il Parco della Rimembranza di Avigliano, che visse per un decennio  grazie all’attenzione del suo direttore e promotore, il professor Salvatore Mecca. Un articolo del "Giornale di Basilicata" del 1927, infatti, testimonia come il Parco fosse il luogo dedicato alle cerimonie per gli anniversari della vittoria:”Dopo la messa, il corteo ha proseguito per il Parco della Rimembranza ed a cura dei Combattenti vi è stata deposta una bella corona in omaggio ai valorosi fratelli immolatisi per la grandezza della Patria.” [4]
Nel 1935, invece, l’area fu ceduta al Ministero di Grazia e Giustizia, e il Parco cadde in un progressivo stato di abbandono. Oggi, infatti, non esiste più nessuno dei suoi alberi votivi.



[1] Lello Colangelo, “Possiate vivere come noi morimmo”, Pisani Teodosio edizioni
[2] La Basilicata nel mondo, volume I, n. 2, settembre-ottobre 1924, pag. 168, Biblioteca Nazionale di Potenza
[3] Vincenzo Claps, “Avigliano”, 2° edizione, Salerno, tipografia fratelli Jovane di Gaetano, 1957
[4] Giornale di Basilicata, n. 46 del 12-13 novembre 1927, Biblioteca Nazionale di Potenza

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